SISMOGRAFIE – Ritornare all’Aquila mille giorni dopo il sisma
FABIO CARNELLI, ORLANDO PARIS, FRANCESCO TOMMASI
L’impegno degli autori consiste in un atto di ricostruzione dei vissuti, e di risemantizzazione dell’evento, che non corrisponde all’emendazione di un lutto. La tonalità di questi saggi, in cui non manca lo scavo genealogico dei discorsi come dei dispositivi dei poteri, è quello di un “rallegramento”, da intendere come un ripopolamento del reale, dopo la sua desertificazione mediatica.
Ma a cosa mira questa intensa attività? A ristabilire la verità perduta dell’evento, al rischiaramento della razionalità del reale? Non è così.
Poiché lo sguardo distante, ma partecipe, di chi osserva la catastrofe non è il risultato di un’alienazione, né di un’immaginazione dialettica, ma di un cum-patire, un sentire-in-comune, dunque una passione incarnata e collettiva precedente alla distinzione tra un soggetto che guarda e un evento osservato, tipico dello sguardo filosofico moderno, come dello stesso broadcasting televisivo. Il gesto filosofico di questo libro sta nell’impegno a maturare uno “sguardo ermeneutico” oltre la visibilità garantita da uno schermo.
Nasce da questa intuizione l’esigenza etica, prima ancora che metodologica, di ricostruire una distanza tra l’osservatore e l’evento, non per prendere congedo, bensì per sentirlo più intensamente e comprenderlo, spiegarlo, narrarlo, testimoniarlo. Alla fine ci rallegriamo del ritrovamento della distanza. Quello che fa tremare la voce, e abbassare lo sguardo.
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