Quest’anno ricorre il 90° anniversario della nascita di Danilo Dolci, poeta, sociologo e attivista nonviolento, nato a Sesana il 28 giugno del 1924. (http://danilodolci.org/notizie/90-anni-danilo/)
Da questa città – L’Aquila – con questa poesia, vogliamo ricordare Danilo Dolci con i suoi 90 anni di impegno e il grande contributo che ha lasciato all’umanità, un patrimonio che continua ogni giorno.
Alla luce di quello che sta emergendo nel post-terremoto aquilano, l’Associazione Culturale TERRITORI è presente con questa metafora poetica, avendo già da un anno iniziato un percorso di memoria per “anticipare il futuro” (https://territoriaq.com/2013/09/01/il-terremoto-siamo-noi-incontro-su-danilo-dolci/ e https://territoriaq.com/2014/02/08/il-territorio-siamo-noi/ )
GRU
Tra le morse solide verghe di ferro si piegano
come giunchi, la ruggine stirandosi
vola in lievi scagliette:
i ferri già ricurvi come costole
si assestano allo scheletro metallico
pronti a grinfiarsi nella fredda lava
del cemento, a impetrarsi
tra le gabbie di abete profumate –
tre colpi di martello e un chiodo affonda –
di resina.Esistono contrade con fumose
selve di gru:
qui tra mandorli e ulivi
se vogliamo arrivare al tetto prima
delle piogge, necessita
una gru.Non si trova: ma urge ostinarci
fino a trovare –
mondo nuovo, poesia oggi ci passa
attraverso una gru con gambe e lungo collo di ferro,
anche se un poco
ruggini.
DANILO DOLCI da “Poema umano” Einaudi, 1974
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